Beste hizkuntzetako lanen zerrenda

  Traduzione: Roberta Gozzi

 

 

 

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«La prima caratteristica della fisionomia di Ravachol che attira l'attenzione è la brutalità; il viso presenta un'evidente asimmetria, le sopracciglia sono folte, il naso torto a destra, le orecchie ad altezze differenti, la mandibola grande, quadrata, e la testa con le tipiche caratteristiche di chi è nato per diventare un criminale», aveva detto Lombroso vedendo la foto del martire. A che conclusione sarà giunto vedendo le mie misure? Che cosa dirà di me? Che fisionomia e che terribili tratti avrà scorto nel mio viso, per poter concludere che non sarei potuto finire altrimenti che sul patibolo? Il rossore che mi lasciavano gli occhiali e che tu mi accarezzavi? La mia fronte ampia? Il graffio che mi aveva fatto sulla guancia Donna Joaquina de Osma col ventaglio? Perché tutti abbiamo qualche tratto che ci rende criminali agli occhi di chi ci giudica. Una volta morto mi raderanno, vorranno dimostrare che dietro un'eleganza sospettosa si nasconde la mandibola da antropoide. O forse mi inseriranno nel gruppo dei criminali normolinei, forse non mi troveranno niente fuori dal comune e indagheranno di cosa son morti i miei antenati alla ricerca di ascendenze epilettiche per dimostrare che il funzionamento anormale del mio cervello mi ha condotto alla malvagità politica, così come sarei potuto impazzire nel dogma religioso.

        — Le sarei grato se mi portasse un coltello affilato.

        Ha spalancato la bocca ma non ha detto niente. Dorme poco ultimamente.

        — Guardi, signor direttore.

        Sono come un bambino che mostra le mani pulite al maestro perché gli dia il permesso di mangiare.

        — Con queste unghie sembro un tipografo! Ho provato a pulire la punta della piuma e l'inchiostro secco mi si è infilato tra l'unghia e la carne. Come se avessi lavorato nell'ufficio del tenente Portas.

        — No... non posso portarle un coltello —non ha guardato le mie mani—. Le porterò degli stuzzicadenti.

        Quando se ne stava andando si è ricordato per quale motivo era venuto.

        — Mia moglie mi ha detto che... Ecco, anch'io vorrei che accettasse... Vuole prepararle la cena... mi ha chiesto di domandarle cosa le piace...

        — Oh, devo ringraziarla per il disturbo che si prende per me... Le dica che... le dica di preparare quello che lei preferisce...

        Gridare, agitare, distruggere, insultare. Oggi potrei fare una qualunque di queste cose, dare fuoco alla cella, cercare di soffocare i frati, sputare sulla croce, sbattere la testa contro la parete, tagliarmi le vene. Accetterebbero tutto, capirebbero tutto, ringrazierebbero per tutto. Sul viso del direttore, per un attimo, s'è visto un barlume di speranza quando ho chiesto il coltello. Il condannato a morte deve avere per lo meno un momento di disperazione. Dovrei essere come gli altri. Dovrei spaventarmi. Chi deve morire a ventisei anni non può essere in pace con se stesso. Domani un serpente freddo accarezzerà la mia gola, dovrei già percepire il dolce suono del giro di leva nelle mani del boia. La morte non ha bisogno che di pochi centimetri per arrivare al mio collo, Dolors, presto sarò nella più oscura delle celle di Montjuich, per consolarti. Sono più tranquillo che mai, come quando mi sdraiavo all'ombra delle vigne di Foggia.

 

                «Quando l'anarchia verrà

                tutto il mondo sarà trasformato»...

 

        Il signor Lombroso è un fedele servo dei borghesi, inventa parole scientifiche per portare la nostra pratica politica nel campo della malattia. Chiama iperestesia la presa di coscienza, malattia che si basa sull'impressione causataci dalla sofferenza altrui. È incredibile. Ti rendi conto, Dolors? Diventerò uno degli oggetti di ricerca della patologia moderna a causa del dolore provocatomi dalla tua sofferenza.

 

 

Avanza lentamente lungo il corridoio. Qui, a circa dieci passi, nascosto dietro una di queste oscure porte, ci sono io, l'italiano, venuto a scuotere la coscienza dei baschi indolenti, vendicatore generoso che disprezza la morte.

        — Dove vai? —chiedono alle sue spalle.

        — Devo uscire! —Cienfuegos parla sempre in modo seccato quando è nervoso, ha di fronte il direttore.

        — L'uscita è dalla porta del cortile, non è necessario venire fin qui.

        — Mi sono sbagliato, è la prima volta che vengo in questo posto, ah ah...

        — Non avete ancora finito di portar dentro il materiale? —il direttore, con la sua dolce voce, sembra il terzo domenicano.

        — Sì, ma devo andare a cercare ancora qualcuno. C'è molto lavoro per inchiodare tutto il palco.

        — No. Non potete continuare ad entrare e uscire da qui. Se avete bisogno di aiuto, vi aiuterò io.

        — Sono forse prigioniero? —la risata di Cienfuegos non riesce a mascherare il suo nervosismo.

        — Qui tutti siamo prigionieri, finché non finiamo il lavoro!

        — Lavoro? E Lei chiama lavoro l'assassinio di un uomo perbene?

        Gli occhi di Cienfuegos sono minacciosi come un pugno chiuso. Il direttore retrocede di un passo portandosi la mano alla tasca. Cienfuegos sputa per terra e si dirige verso il cortile tanto rigido quanto zoppo.

 

 

Sono un vigliacco, per questo non venni a Trafalgar Square. Alla vigilia della morte, desidero che tutto ciò che si riferisce al presente si allontani come un ponte rotto dalla piena. Neanche il tenente Gorria avrà il coraggio sufficiente per farmi un'ultima visita, non dovrò consolare nessuno. Dalla finestra si vedono le stelle, domani il tempo sarà splendido e Markaida potrà fare il suo lavoro alla perfezione, scatterà delle belle fotografie. Nessun ululato in quest'ultima notte: l'unico detenuto della prigione è quello che uccideranno, fuori da questa cella c'è solo la morte. Sono sdraiato sulla branda, il silenzio è rotto solo dalle voci delle sentinelle, e penso a te, Dolors, dove sei che fai se sei felice e, devo riconoscerlo, se pensi a me. Volevo dirti che mi rattrista l'averti portato qui, che mi dispiace ciò che devi sopportare a causa mia, perché so già che soffrirai ancora per colpa mia. Tuttavia, ho il diritto di dire che mi ami?

        «Solo al mondo e in fondo a una miniera.»

 

 

Presto alzeranno quel tronco che è ancora a terra, sarà il palo sul quale mi isseranno. Il ferro mi farà agitare per un momento, poi la mia testa rimarrà ferma, penzoloni, bandiera alla quale è stata spezzata l'asta.

        — Scusa, Errasti, ma io non posso andare avanti con questo lavoro!

        Cienfuegos non parla: grida. Vuole che io lo senta, da quando è entrato in prigione parla in spagnolo e ad alta voce.

        — Te l'ho detto, te l'ho detto prima, ed è la verità. Non posso pagarti più di tre pesetas! Non vorrai mollarmi adesso!

        Il falegname non capisce, non può capire la furia di Cienfuegos.

        — Neanch'io ho i coglioni... Qui domani ucciderete un rivoluzionario ed io non voglio prendere parte a questo crimine!

        — Senti, tu! Io non uccido nessuno!

        — Sì, anche tu l'ammazzi! Se non avessero fatto venire il boia da Burgos, tu stesso ti saresti offerto dicendo che, se non lo facevi tu, l'avrebbe fatto qualcun altro!

        Cienfuegos, come d'abitudine, benedice le criminali tavole con uno sputo. Il povero Errasti resta di pietra mentre guarda l'aiutante che infila la porta dalla parte del Tribunale. Sì, mi piace Cienfuegos. Devo immortalare il suo nome in qualche angolo della cella, per adornare questo biancore.

 

 

Oggi non sento nitidamente come al solito il rumore degli zoccoli ferrati dei cavalli delle guardie che attraversano il paese, adesso il ferro non lavora sulla pietra ma sulle assi con le quali stanno montando il patibolo in cortile. Il boia, il falegname, gli aiutanti, il direttore si affannano senza dire parola. Misericordioso, ha portato al condannato la cena speciale e adesso dà una mano a montare il patibolo. Quest'uomo non vivrà tranquillo, dovrà pagare per aver avuto una debolezza per un condannato a morte. Gli esseri come noi vanno tenuti lontani, altrimenti scatenano istinti pericolosi nella gente, pietà, solidarietà e, a volte, la vergogna di non essere loro i condannati, come io ho provato la vergogna di non essere stato torturato assieme a te.

        In questo momento probabilmente sta sostenendo il palo al quale mi legheranno. Vorrà verificare che sia fissato bene.

        Il boia segnerà con la calce dove dev'essere fatto il buco per far passare la grossa vite da una parte all'altra.

        Il direttore vorrà sapere quanti minuti sono necessari prima che io perda conoscenza.

 

 

Ho pensato che fossero di nuovo i frati quando il direttore mi ha detto che avevo una visita, dopo aver aperto la porta non senza aver prima bussato con alcuni leggeri colpi.

        — Il medico.

        Un uomo corpulento che, per il colore delle guance e la goffaggine nel parlare, sembra reduce da una lunga e abbondante cena .

        — Perfetto... ci lasci soli, signor direttore, la visita del medico al paziente è sempre confidenziale... Ci lasci soli, ma con la porta aperta. Non mi fido di questi criminali... l'anno scorso ad Azpeitia un pazzo mi ha messo la zampa sul collo...

        — Rimarrò in fondo al corridoio.

        Il direttore ha guardato il medico con espressione schifata, prima di uscire. Lo ringrazio, ma non dovrebbe prendersela così. Questo rozzo personaggio avrà bevuto qualche bicchiere in più per farsi coraggio, non è cosa di tutti i giorni visitare un morto vivo.

        — La ringrazio per la visita, ma per il momento sto bene di salute.

        Si avvicina alla porta e guarda ad entrambi i lati del corridoio. Rientra e abbassa la voce.

        — Di questi sì che non ci si può fidare, devono sempre ascoltare tutto... Io devo decidere quando Lei sarà legalmente morto. Vuole?

        Deve essere una specie di rito offrire da fumare al condannato a morte.

        — Lei non ha niente da temere, Gregorio Mayoral è un professionista, lavora rapido e pulito. In questo senso, può stare tranquillo. Ma volevo avvisarla di un'altra cosa...

        Rigira la sigaretta tra le labbra, la passa da una mano all'altra, la rimette in bocca.

        — Io faccio dei rapporti, dei rapporti falsi, capisce? Dico che l'esecuzione è stata crudele e che l'imputato ha tardato dieci minuti e forse più a spirare, per esempio. Così screditiamo l'uso della garrota ed il comitato internazionale contro la pena di morte ha nuovi argomenti per chiederne l'abolizione.

        — Non pensa di accendere quella sigaretta?

        — Ah, sì, sì... l'accendo...

        Mi sembra che impallidisca sempre più. Torna ad avvicinarsi alla porta. Guarda da una parte e dall'altra. Mi parla da lì, a voce bassa.

        — Le ho portato della morfina.

        — Ma non mi ha appena detto che sarà un lavoro pulito?

        — Per farsi coraggio.

        — Non ne ho bisogno, sono qui per soffrire.

        Non mi ascolta, è venuto a dire quel che ha da dire e vuole liberarsi quanto prima della mia presenza. Tira fuori l'orologio. Fa fatica ad aprire il coperchio.

        — Come vuole... Ma, se non le importa, scriverò che l'agonia è durata più del necessario.

        — No. Lei scriva la verità.

        Non riesce a capirmi.

        — Non voglio che qualcuno creda che ho sofferto più di quanto realmente soffrirò. Voglio essere come loro.

        Non capisce. Solo tu mi capirai, Dolors.

        — La gente crede che l'imputato muoia quando il crocifisso cade dalle sue mani, ma queste sono solo credenze popolari...

 

 

Tra poche ore la mia testa cadrà sul tuo grembo come quella di un Cristo. Stanno inchiodando gli ultimi gradini che domani dovrò salire. Fissano il palo sul quale prenderò il lungo riposo. Stanno preparando la mia bara pubblica. Ora mi crocifiggono. Le mani. I piedi.

        Senti i colpi di martello, Dolors? Sono campane che suonano al mondo. Sono i battiti della disgrazia dei lavoratori.

        Questo rumore che dovrebbe terrorizzarmi mi aiuterà invece ad attraversare le ore finché non suoneranno le campane della chiesa. E quando i falegnami impolverati avranno finito il loro lavoro, alle undici del mattino, mi avvicinerò orgoglioso al patibolo e metterò la mano sulla balaustra in onore di Cienfuegos. Grazie, Cienfuegos, ma non voglio che nessuno mi liberi da questa morte premeditata, il legno mi trasmetterà il calore della tua mano, mi approssimerò alla più crudele delle celle di tortura tranquillo come se mi fucilassero mano nella mano con i compagni fucilati a Montjuich.

        Tutto il mondo vorrà vedere fino a che punto sono degno di te, Dolors. Questi ingenui di baschi verranno con i bambini sulle spalle pensando di vedere il terrore sul viso di un italiano pazzo, e invece impareranno qualcosa. Ho qualcosa da offrire loro: una parola. Per questo sono venuto alla ricerca della morte in questo angolo perso del mondo. Per poter prendere parte alla tua tortura, Dolors, per meritarmi che una volta tu mi abbia amato; per una parola, per poter pronunciare una semplice parola ho fatto quel che ho fatto, qualcosa che precederà un aprile rivoluzionario, il volo di questa società verso la primavera. Una parola che sarà il nome più bello per un bambino perso in seguito alle torture. Con questa potrò consolare tutti i nostri morti.

 

 

 

© Koldo Izagirre
© Traduzione: Roberta Gozzi


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